Sulla Ferrari 488 GTE #74 di Kessel Racing c’era una line up tutta giapponese alla 24 ore di Le Mans. Il giovedì sera siamo riusciti a intervistare Kei Cozzolino, il simpaticissimo pilota di origini calabresi autore di uno splendido giro nella prima sessione di qualifiche, che ha permesso al team di classificarsi per la hyperpole. Qui di seguito l’intervista che abbiamo fatto nel retrobox, mentre qui il link alla videointervista se preferite vederla.

“Siamo qui con Kei Cozzolino, che ha portato la sua 488 GTE nella hyperpole di oggi con un giro spettacolare. Raccontaci il tuo giro, le tue emozioni”.

“Gli altri che sono nella hyperpole sono team del WEC, dell’ELMS, che sono qui perché corrono il mondiale. Noi siamo per fare una gara spot, con una entry che abbiamo ottenuto grazie al team Kessel. Poi io ho corso due volte un paio di anni fa qua, ma i miei due compagni sono dei rookie, quindi diciamo che siamo quasi dei principianti. Ma comunque siamo riusciti appena appena a qualificarci per la hyperpole. Poi ti dico, sinceramente il mio giro non era perfetto, ma l’ho tirata fuori. La cosa importante è che il nostro Tsujiko-San [il bronze che ha partecipato alla sessione di hyperpole] è riuscito a fare un tempo sotto i 4 minuti, e al suo primo anno è veramente fantastico. Poi è il centenario, cosa vuoi di più dalla vita?”

“Ecco la seconda domanda era proprio: cosa vuol dire essere qui al centenario di Le Mans?”

“Mamma mia, vedessi quando sei in macchina, a bordo pista ci sono tantissime persone, proprio pieno di gente. Flash, telecamere, quasi ti sconcentri. Ma non esiste un altro posto così, forse Montecarlo o la Indianapolis 500, le tre migliori gare del mondo come dicono sempre”.

“Non a caso fanno la tripla corona. Un’ultima cosa, una domanda un po’ particolare. Le Mans è pazzesca, ma c’è una cosa che non ti piace? Sincero”.

“Sì, sinceramente sì. Ovviamente a Le Mans pensano molto alla sicurezza, non farsi male è una priorità, quindi danno sempre safety car. Però a volte c’è più safety car che gara vera, dipende dall’anno. Quindi speriamo che il tempo sia bello, che se è bello sicuramente faremo una bella gara. Se però comincia a piovere diventerà un po’ noiosa perché ci saranno bandiere rosse, safety car… Però questa è l’unica cosa, per il resto è bello lo stesso”.

“Ultimissima domanda poi ti lasciamo per l’ultima sessione di prove libere. Tu sei italo-giapponese. Cosa vuol dire per te correre, sia da italiano, che da giapponese, per Ferrari?”

“Il motivo per cui ho iniziato a correre, per cui mi sono appassionato alle corse, è perché mio padre faceva il cuoco per il catering di Mazdaspeed in Giappone negli anni ’90. Sono andato con lui a quattro o cinque anni a vedere il suo lavoro, e da lì mi sono innamorato delle corse e ho iniziato a correre. Poi essere qui con Ferrari… Di nuovo, cosa vuoi di più dalla vita?”

“Grazie Kei per la disponibilità e grazie Kessel per questa grande opportunità”

“Grazie a voi!”

Di Alessandro Rizzuti

Laureato in storia e bassista metal a tempo perso, fermamente convinto che sotto le sei ore si parla di gare sprint. Ogni tanto faccio qualche articolo ironico, sperando di essere divertente almeno su internet.

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