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#60: Meyer Shank Racing W/Curb-Agajanian, Acura ARX-06, GTP: Colin Braun, Tom Blomqvist, Helio Castroneves, Simon Pagenaud, #7: Porsche Penske Motorsports, Porsche 963, GTP: Matt Campbell, Felipe Nasr, Michael Christensen, #10: Konica Minolta Acura ARX-06, Acura ARX-06, GTP: Ricky Taylor, Filipe Albuquerque, Louis Deletraz, Brendon Hartley, #01: Cadillac Racing, Cadillac V-LMDh, GTP: Renger van der Zande, Sebastien Bourdais, Scott Dixon, #01: Cadillac Racing, Cadillac V-LMDh, GTP: Renger van der Zande, Sebastien Bourdais, Scott Dixon

A cura di Alessandro Rizzuti.

Finita la maratona possiamo finalmente riposarci e ragionare su cosa è successo alla 24 Ore di Daytona. Le nuovissime Acura ARX-06 ottengono una straordinaria doppietta, cominciando la stagione 2023 dell’IMSA esattamente come hanno terminato la stagione 2022: da vincitori. Entrambe le auto si sono dimostrate le più veloci sia sui lunghi banking dove serve velocità di punta, che nei tratti misti dell’infield dove viene premiata la trazione in uscita. Subito dietro, ma mai veramente in lotta, stanno le Cadillac V-LMDh. Le GTP dal telaio Dallara continuano con gli ottimi risultati e le grandi prestazioni delle precedenti DPi, dimostrando grande velocità per tutta la gara.

Umiliate, più che sconfitte, sono le due GTP europee: le Porsche 963 e BMW M Hybrid. Entrambe le auto tedesche non hanno mostrato un passo in grado di stare dietro alle GTP americane, con le BMW subito distaccate di diversi secondi dopo i primissimi giri di gara. Ma più che le prestazioni, sono stati i problemi tecnici a contribuire alla grande disfatta che i tedeschi hanno vissuto. La BMW #25 ha subito un problema elettrico che l’ha costretta ai box per più tre e ore e mezza dopo solo un’ora di gara, mentre la Porsche #7 ha dovuto cambiare completamente il pacco batterie a circa sei ore dalla partenza.

Fa strano pensare che una Porsche abbia avuto problemi di affidabilità al sistema ibrido con l’esperienza della 919, mentre Acura e Cadillac siano arrivate fino in fondo lisce come l’olio al primo sforzo in pista con un’auto ibrida. A maggior pregio del vincitore, le due Acura non hanno mai corso per più di sei ore di fila durante i test, a differenza delle altre auto che hanno completato almeno un test da 24 ore prima della gara.

La BMW #25.
La Porsche #7.

E ora l’altra grande delusione dalla Florida, la Ferrari 296 GT3. Già dai test l’auto non sembrava particolarmente prestante. L’idea generale era che tutti i team stessero volontariamente sandbaggando, ovvero girare volontariamente su tempi più alti durante le prove nella speranza di incorrere in un BoP migliore per la gara. Se questa era la strategia pre-gara, alla fine non ha pagato, in quanto il BoP non è stato modificato per nessuna delle vetture GT.

Quindi durante la gara i piloti hanno mostrato il vero potenziale della 296? Eh, speriamo di no. Né in GTD, né in GTD Pro le Ferrari sono mai state al passo con il gruppo di testa, accumulando distacchi anche nell’ordine dei secondi sul giro. Unito alla generale lentezza, è anche emerso un altro problema, potenzialmente più grave: la macchina è fragile. Sia Cetilar che Risi sono state costrette al ritiro per problemi al fondo della vettura, dopo aver subito un contatto. Contatto però, a quanto pare, di natura leggera, insomma una classica sportellata di quelle che si danno continuamente nelle GT.

In sostanza, non un buon inizio 2023 per gli europei. Tutti i problemi elencati sono risolvibili, servono solo tempo e le idee giuste, e speriamo di vedere i primi risultati già alla prossima gara a metà marzo: la 12 Ore di Sebring.

Di Alessandro Rizzuti

Laureato in storia e bassista metal a tempo perso, fermamente convinto che sotto le sei ore si parla di gare sprint. Ogni tanto faccio qualche articolo ironico, sperando di essere divertente almeno su internet.

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