Chiudete gli occhi e immaginate di trovarvi nel 1995, in Giappone per l’esattezza, siamo a Kyoto e il mondo dell’automobilismo giapponese è in subbuglio poiché è fresca la notizia che la Dome ha intenzione di costruire una sua monoposto da schierare sulla griglia del campionato mondiale di Formula 1 riportando così i colori nipponici nella classifica costruttori, ma fermi un attimo, questa storia va raccontata per bene e perciò è d’obbligo partire dall’inizio. Chi, o meglio, cosa è la “Dome”?
La Dome nasce ufficialmente nel 1975 fondata da Minoru Hayashi, il nome non fu casuale in quanto “Dome” dal giapponese può essere tradotto come “sogno di bambino”, sogno che il buon Hayashi aveva cullato appunto sin da quando era un bimbo che ammirava le auto da corsa e voleva un giorno farne parte. La prima vettura sfornata dalla casa di Kyoto è la Dome Zero, una concept car presentata nel 1978 al 48º Salone dell’automobile di Ginevra, da questo concept nascerà la Zero LR che correrà a Le Mans nel 1979, 1980 e 1981 collezionando però solo dei ritiri.
Dopo il fallimento di Le Mans comincia una partnership con la Honda per la quale costruirà le monoposto della Formula 3000 nipponica. I tanti ottimi risultati maturati in questa categoria spingeranno la Dome verso il tentativo di realizzare quel “sogno di bambino” e con l’arrivo Tadashi Sasaki (ex ingegnere della Minardi) nasce ufficialmente il progetto che porterà al concepimento della Dome F105. Grazie alle conoscenze di Sasaki arrivano vecchie scatole del cambio usate dalla Minardi e le trasmissioni usate nel ’94 dalla Simtek, certo non esattamente del materiale di prima scelta ma come base da cui partire non è male. Il motore scelto è ovviamente il Mugen Honda MF-301H, V10 di 72° (ovviamente aspirato e di 3000cc, come imposto dal regolamento) che nel 1995, aziona la competitiva Ligier JS41. Viste le partnership tra Honda e Dome molti videro questo progetto come un tentativo indiretto da parte del colosso giapponese di rientrare in F1 con un proprio team ma la Dome negò tutto.
Il 18 marzo 1996 allo “Spiral” di Tokyo venne presentata la F105, che era stata finita appena ventiquattro ore prima. I piloti scelti per questa avventura sono l’italiano Marco Apicella (vincitore della F3000 con la Dome) e i due giapponesi Naoki Hattori e Shinji Nakano, la scelta di Hattori lasciò qualche dubbio poiché mentre gli altri due piloti avevano avuto qualche esperienza con monoposto di F1 il buon Naoki era ancora “vergine” e venne scelto soprattutto in quanto protégé della Honda. I test in pista cominciarono quasi subito e già dopo un anno la macchina aveva raggiunto i 900 km percorsi, i responsi da parte dei piloti però non furono molto entusiasmanti, Apicella definì la macchina come poco stabile e con freni che lasciavano a desiderare e i problemi si fecero ancora più gravi quando durante un test a Suzuka la macchina prima si spense lungo il tracciato e poi prese fuoco per via di una fuori uscita di olio.
Da “Dome” questa storia si stava lentamente trasformando in un “Akumu” (incubo in giapponese) la mancanza di soldi costrinse il team a cancellare i test pianificati su diverse piste europee. Poco dopo il GP del Giappone venne organizzato un altro test a Suzuka dove il miglior tempo venne stampato da Hattori con un 1’46″270 ovvero ben sette secondi più lento della pole position fatta segnare della Williams di Villeneuve il weekend prima e oltretutto erano anche più lenti del taglio del 107%. Un test fallimentare dopo l’altro portano la Dome a cancellare la propria partecipazione al mondiale del ’97 sia per via degli scarsi risultati che per il fatto, ben più grave, che erano rimasti a secco di soldi. Alla fine, il “sogno di bambino” rimarrà tale ma questa non fu la fine della Dome, infatti il costruttore giapponese decise di buttarsi nuovamente nel mondo endurance dove ancora oggi da vita a prototipi. E la F105? Oggi è conservata sotto la galleria del vento della Dome a Maibara. La Formula 1 per la casa giapponese è ormai un acro e lontano ricordo.