A cura di Claudio Boscolo e Giorgio Sernagiotto.
Assieme abbiamo vissuto il dietro le quinte del World Endurance Championship ed ora è arrivato il momento di dare uno sguardo riassuntivo a cosa si cela dietro al massimo campionato endurance americano.
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In una lunga chiacchierata abbiamo viaggiato dietro e dentro l’IMSA, grazie alla splendida annata del pilota Giorgio Sernagiotto e di Cetilar Racing.
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Dalle faticose trasferte lungo i tracciati più iconici del Nuovo Continente fino alla vittoria di Sebring passando per tantissime prestazioni di rilievo.
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Quello che emerge è un ambiente radicalmente diverso rispetto al mondiale o alla serie europea.
Un ambiente più aperto, più incline alla socializzazione.
Un rapporto più diretto e sincero con i tifosi e, allo stesso tempo, quasi più sacro.
Un rapporto basato sul rispetto e l’apprezzamento verso il pilota, con la reverenza dell’appassionato che si mischia con l’informalità e l’immediatezza del clima americano rendendo speciale ed emozionante ogni incontro.
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Ogni tifoso rendeva il pilota orgoglioso del proprio status.
Cultura sportiva radicalmente differente volta all’esaltazione del cavaliere del rischio e non alla mortificazione ed al giudizio.
Gli Stati Uniti sono culla di motori e amore per le competizioni e questo è stato evidente in tutte le trasferte, in lungo e in largo.
Dalle atmosfere festaiole di Daytona e Sebring passando per l’austero Glenn e l’epicità di Road Atlanta.
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Ogni stato con la propria tradizione, ogni circuito con il proprio retaggio e le proprie differenze, rendendo ogni trasferta sempre più affascinante.
Fascino che deriva anche dalla capacità organizzativa, la capacità di portare i tifosi a stretto contatto con piloti e vetture, di portare tanti marchi all’interno del paddock e di offrire tante attività collaterali.
Invogliando così i tifosi ed i supporters ad addentrarsi sempre più nello spirito della competizione.
Non solo la componente umana beneficia di questa mentalità e modo di intendere la competizione ma anche e soprattutto le case coinvolte e gli sponsor creando un indotto decisamente importante.
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Nessuna cultura dello “scrocco”, nessuna volontà di fare i furbi, solo voglia di spendere e supportare con i propri mezzi tramite il merchandise e quanto ne segue.
L’entusiasmo che poi si percepiva era grandioso, tifo e supporto sempre costante, nonostante la provenienza dall’Italia.
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Per quanto riguarda l’aspetto corsaiolo in senso stretto la campagna americana è stata ricca di soddisfazioni e di ottimi spunti, soprattutto in vista della prossima stagione con un impegno ancora maggiore a livello di tappe da disputare.
L’ambiente stesso è estremamente competitivo ed il fatto di aver abolito la categoria GTE ed aver riunito tutti i piloti GT tra GTD e GTD PRO sicuramente ha regalato più pepe sia per lo spettacolo che per i piloti coinvolti.
Lo stesso regolamento garantisce tanta azione in pista, con la possibilità di battagliare sempre con aggressività ma con una certa correttezza di fondo.
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La prima annata in USA di Cetilar Racing e del buon Serna è stata definita entusiasmante dal pilota stesso.
Ora non resta che aspettare un paio di mesi per vedere la nuova 296 GT3 blu e verde solcare l’asfalto di Daytona a caccia di quel Rolex che tanto manca.
Fotografie a cura di Fabio Taccola e Cetilar Racing.