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A cura di Claudio Boscolo.

La prossima settimana saremo di fronte ad una delle grandi classiche americane dell’endurance: la Petit Le Mans.

La gara, che si terrà nel circuito di Road Atlanta, da sempre rappresenta una delle più imprevedibili e divertenti tappe dell’ ALMS (American Le Mans Series) prima ed IMSA poi.

A differenza di quanto si possa pensare questa classica “Stars and Stripes” parla straordinariamente italiano, già a partire dai propri albori.

Difatti il fondatore della gara stessa fu Don Panoz, imprenditore e presidente dell’ALMS di origini italiane che, nel 1998, inserì per la prima volta la tappa di Road Atlanta nel calendario sportprototipi per diventare, poi, tappa inamovibile ALMS.

Don Panoz accanto alla DeltaWing

La Petit Le Mans non solo parla italiano per ragioni di fondazione ma, anche e soprattutto, per i risultati.

A tal proposito dovrebbe saperne qualcosa il grande Dindo Capello, istituzione italiana dell’endurance, con il record di vittorie della competizione che si svolge sul circuito della Georgia, con ben cinque successi.

L’Audi di Allan McNish-Dindo Capello- Tom Kristensen in azione a Road Atlanta.

Non solo Capello, appunto, ma anche Michele Alboreto (in equipaggio con Dindo e McNish), Emanuele Pirro, Andrea Belicchi e Max Angelello per i prototipi; mentre per le GT troviamo Cilli, Max Papis, Bruni e Fisichella (stesso equipaggio) e Michele Rugolo.

Per quanto riguarda questa edizioni occhi puntati sui nostri amici di Cetilar Racing, nella categoria GTD, già vincitori di classe della 12 ore di Sebring.

I ragazzi di Cetilar Racing festanti dopo la vittoria a Sebring

A proposito di orari, la Petit Le Mans termina dopo ben dieci ore oppure al raggiungimento delle mille miglia di gara, a seconda del risultato che viene raggiunto prima (nella storia recente nessuno ha mai tagliato il traguardo delle miglia necessarie)

In queste dieci ore la gara georgiana ha sempre presentato un quantitativo di “upsets” notevoli, rendendo sempre accattivante la visione della stessa per tutte le dieci ore di durata.

Già dal suo esordio in calendario la gara di Road Atlanta riscosse un immenso successo tanto da essere già considerata una classica dopo appena una sola edizione.

Siamo infatti nel 1998, alla prima edizione della Petit Le Mans, ed a sparigliare le carte ci pensa subito la Ferrari 333 SP di proprietà di Doyle-Risi.

Molto più lenti in qualifica rispetto ai rivali di Porsche TWR e con un passo gara non irresistibile i ragazzi di Ferrari riuscirono a sfruttare l’incidente pirotecnico di Dalmas e conquistare così l’inaspettata vittoria.

il pirotecnico incidente di Dalmas che, di fatto, cede la vittoria alla Ferrari 333SP

E questo è solo il primo di tanti esempi, come proprio l’edizione seguente del 1999, con la Panoz LMP1 Roadster S ad imporsi sfruttando l’errore di Mueller che inghiaia la propria BMW V12 regalando la vittoria alla vettura del fondatore della Petit Le Mans.

la mitica Panoz Roadster S LMP1 in azione

In tempi più recenti gli dei del motorsport si sono divertiti a scombussolare le carte negli ultimi rantoli di gara.

Nel 2020 l’inaspettata vittoria della Cadillac di Wayne Taylor Racing che prende le redini della gara a soli dieci minuti dal termine, sfruttando l’incidente tra la Acura di Ricky Taylor e la Cadillac di Pipo Derani, tagliando così il traguardo in testa.

La Petit Le Mans non poteva smentirsi nemmeno l’anno seguente con il colpo di scena che arriva direttamente all’ultimo giro della gara, decidendo così il campionato tra la Acura guidata da Ricky Taylor e la Cadillac di Felipe Nasr in lotta per la seconda piazza.

Date queste premesse ci aspettiamo grandi cose dalla gara in programma per il primo ottobre.

Di Claudio Boscolo

Appassionato di endurance da quando ho memoria, innamorato perso della Panoz Esperante e nostalgico della Jordan e della Jaguar in Formula 1. Cantastorie di piloti e di gare, all'occorrenza team principal dell'ItalianWheels Racing Team.

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