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Matteo Cressoni è quel pilota con cui non si fa fatica a parlare, anzi è molto facile entrare in sintonia e far partire, immediatamente, un bel viaggio all’interno della carriera di uno dei migliori piloti italiani del panorama GT.

Nella chiacchierata che abbiamo avuto negli scorsi giorni ci siamo trovati a parlare del suo mondo motoristico, tra obiettivi, ricordi e desideri esauditi.

Un po’ come quei menù degustazione da chef stellati ho deciso di fare un’intervista al contrario, partendo dal dopo gara della Mille Miglia di Sebring fino ad arrivare agli albori.

Siamo partiti dai piani stagionali dove vedremo il pilota nativo di Volta Mantovana alla guida della RSR GTE non solo nel WEC ma anche in ELMS per Iron Lynx.

La nuova arma di Iron Lynx.

Non solo Porsche ma anche Lamborghini nel futuro immediato di Matteo Cressoni, infatti il pilota sarà al via di diverse tappe del Campionato Italiano GT.

Impossibile poi non fare una chiosa sulla nuova arma del team Iron Lynx che, dopo anni come squadra corse Ferrari, passa ai rivali Porsche.

La mia curiosità si è poi spostata sulla eventualità di una possibile difficoltà nell’adattarsi a due vetture molto differenti come filosofia.

Ebbene l’adattamento per Matteo è stato facile perché, complice il background formulistico, la RSR GTE ha caratteristiche più tendenti al prototipo che alla GT canonica.

Matteo Cressoni in posa con la nuova RSR GTE.

Un pianeta differente come stile di guida rispetto alla 488, sia per carico aerodinamico che nell’erogazione della potenza.

Insomma una bella sfida colta con piacere dal nostro intervistato.

Dal confronto Porsche-Ferrari è stato un attimo passare a parlare della Rossa, grande e splendido capitolo nella carriera di Matteo Cressoni.

Se passiamo al di fuori dell’ambiente corsaiolo in senso stretto, il ricordo più bello appartiene ad un’emozione.

Quella di poter saggiare la bellezza della F1, con la vettura campione del Mondo del 2007 e con quella vice-campione del 2008.

Due vetture capaci di essere portate al limite con relativa facilità, dal grip pazzesco e di una facilità incredibile.

Questo passaggio dell’intervista è forse stato uno dei più emozionanti, devo essere sincero. Dove la voce si mescolava a ricordi che solo pochi eletti possono dire aver sperimentato.

E devo essere sincero, in questo frangente la mia mente non ha fatto fatica ad immaginare, dato il trasporto con cui Matteo raccontava la sua esperienza.

Nel viale di ricordi e successi in pista, invece, impossibile non citare la Pole Position a Road Atlanta nel 2017.

Un giro dentro quella centrifuga infernale della Petit Le Mans che mette i brividi.

Ecco l’onboard del pilota mantovano nella pole del 2017.

L’IMSA così diversa rispetto al WEC ma al tempo stesso due mondi che si attraggono, con due stili di vita e di intendere il motorsport agli antipodi.

A questo punto era d’obbligo chiedere quali circuiti il pilota mantovano amasse dei due rispettivi campionati.

Se per l’IMSA era già chiaro che Road Atlanta fosse in un posto speciale del cuore di Cressoni per il WEC la risposta è stata inusuale ma altrettanto interessante: il Fuji.

Due circuiti estremamente tecnici e molto, molto suggestivi.

A proposito di suggestione, alzi la mano chi si ricorda di uno dei campionati più suggestivi del panorama V8.

Si, sto parlando della Superstars Series, uno di quei campionati che ti entrano nel cuore, in quelle giornate pisolanti mentre si fa zapping e casualmente si incrocia LA7.

Ed è in quel momento che cuore e cervello si espandono dando inizio ad una tragica storia d’amore tra me e la Superstar Series.

Impossibile quindi non porre qualche quesito a Matteo su questo campionato in cui ha avuto modo di partecipare per qualche gara.

A motivare Matteo c’è stato il fascino di poter correre da solo unitamente alla bellezza dell’ambiente festaiolo.

Perché l’atmosfera della Superstar Series è quella di festa vera, di entusiasmo e di voglia di godersi il divertimento.

Una serie nata sul modello della Superbike con delle vetture derivate stradali che colpivano il cuore dell’appassionato.

Chiusa questa doverosa parentesi di cuore, siamo passati poi alla domanda delle domande: quale vetture è stata la migliore e quale la peggiore nella carriera di Matteo Cressoni?

Tolte dall’equazione le F-2007 e 2008 per ovvi motivi, la risposta non ha di certo stupito.

Infatti la preferita dal pilota mantovano è stata l’Audi R10 TDI, guidata in occasione di una gara della Asian Le Mans Series in Giappone.

Per la peggiore beh, diciamo che la Sunred guidata in occasione dell’International GT Open non lascia proprio un ricordo indelebilmente felice nel cuore del pilota in forze ad Iron Lynx.

Ed infine siamo giunti all’ultima domanda: come nasce Matteo Cressoni, professione pilota?

Dopo aver provato il primo kart a 3 anni e mezzo nasce poi la passione per il pallone però una girandola di infortuni riporta Matteo sul primo amore: i Kart.

Da lì inizia un percorso fatto di grandi soddisfazioni e di talento che lo porteranno a trionfare nel campionato italiano F3.

Qui però iniziano ad esserci i problemi di sponsor e fondi che non arrivano.

Tuttavia arriva una chiamata che cambia tutto.

Arriva un test con la Ferrari 550 GT1.

All’improvviso, dopo aver rischiato di restare a secco di sedili c’è la speranza di ripartire con la carriera da pilota.

Da lì il resto è storia, con il sogno di arrivare a Le Mans che si esaudisce per ben cinque volte (quella di giugno sarà la sesta).

Sogni esauditi con umiltà e tanta professionalità.

Ringrazio sentitamente Matteo per la chiacchierata e la disponibilità.

Di Claudio Boscolo

Appassionato di endurance da quando ho memoria, innamorato perso della Panoz Esperante e nostalgico della Jordan e della Jaguar in Formula 1. Cantastorie di piloti e di gare, all'occorrenza team principal dell'ItalianWheels Racing Team.

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