fbpx

A cura di Alessandro Rizzuti.

L’Italia, come si sa, è un paese dalla grande tradizione motoristica. Non solo dal lato tecnico, delle auto fisicamente assemblate e pronte per ruggire in pista, ma anche dal lato umano. Di questo lato umano vogliamo parlare oggi grazie a questa intervista a David Fumanelli, pilota con un’invidiabile carriera attualmente impegnato con Kessel Racing. Ma non vi trattengo oltre, e vi lascio con questa interessantissima intervista.

Ok David, come e quando è nata la tua passione per le corse?

“La mia passione nasce relativamente tardi rispetto a molti miei colleghi in quanto non vengo da una famiglia da corsa. La vera scintilla è scattata quando mi sono trasferito a Lesmo a 11 anni d’età, a un passo dall’autodromo di Monza ed ho così iniziato a frequentare il parco e di conseguenza l’autodromo. Ai tempi c’erano molti più test in Formula 1 e mi trovavo spesso sbirciare le prove attraverso i buchi nelle reti per vedere le machine da vicino e mi sono appassionato al motorsport in ogni sua forma! Son sempre stato alla ricerca di adrenalina fin da piccolo e la velocità mi affascinava così tanto da spingermi a provare un go-kart da competizione.”

Quindi come tutti hai esordito sui kart. Com’è andata?

“Come accennato ho iniziato tardi in Kart rispetto alla maggior parte dei piloti, a soli 13 anni. Non è stato facile inizialmente perché mi scontravo contro piloti che avevano già 6/7 anni di esperienza alle spalle, ma non ho mollato e alla prima occasione su una monoposto mi sono trovato subito a mio agio, trovandomi perfettamente con il mio stile di guida. Da lì a poco, quello era iniziato come un hobby ho capito che sarebbe potuto diventare qualcosa di più serio. Dopo pochi anni, mi sono trovato a correre nel Paddock di F1 in una categoria internazionale come le GP3, dove mi sono tolto belle soddisfazioni! Ricordo con piacere il quarto posto a Montecarlo e il podio sul circuito cittadino di Valencia. In quegli anni sono cresciuto molto come pilota e persona, lavorando con team esteri ed internazionali, come la Arden che è di proprietà di Christian Horner, team principal Red Bull Racing in Formula 1.”


E poi hai deciso di virare sulle GT. Come mai?

“Nel 2013 ho avuto un’annata difficile in GP3 condizionata da un pacchetto tecnico non all’altezza. Ho deciso quindi di puntare sul panorama GT entrando subito in un campionato d’altissimo livello come il Blancpain GT e il team BMW di Ravaglia al fianco di una leggenda come Alex Zanardi. Ammetto che mi aspettavo un ambiente più facile e semplice, ma ho subito capito che il livello dei piloti presenti era anche più alto dei campionati monoposto che avevo affrontato in passato ed è stata una sfida eccitante. Condividere poi il box con Alex è stata la ciliegina sulla torta e ho appreso tanto da una figura come la sua, dentro e fuori la pista. Con il senno di poi non rimpiango questo passaggio. Anzi, l’avrei anticipato perché mi ha permesso di correre in giro per il mondo su circuiti che sognavo e mi ha portato ad essere oggi un pilota professionista.”

Cosa si prova e si vive a correre nelle gare classiche dell’endurance come la 24H di Spa e la 12H di Bathurst?

“Le gare endurance sono la mia grande passione! È un mix di sfida fisica e strategica sulle piste più iconiche al mondo contro i migliori piloti GT del mondo. Mi ritengo davvero fortunato ad essere già riuscito a correre 5 volte la 24h di Spa e la 12h di Bathurst, andando a podio in entrambi gli eventi. Bathurst è un tracciato unico e spero davvero di tornarci presto e sogno di chiudere il cerchio delle grandi classiche endurance con Le Mans e Daytona.”


Che differenze hai trovato tra le monoposto di GP3 e le GT attuali?

“La differenza principale è il peso e il carico aerodinamico! Una vettura GT pesa più del doppio di una monoposto e questo lo si avverte principalmente in frenata e nei cambi di direzione. Una monoposto invece sviluppa un carico aerodinamico incredibile, che permette velocità minime in curva straordinarie e finché non lo si prova è difficile anche da descrivere! I punti a favore di una vettura GT sono sicuramente la maggiore potenza dei motori e l’elettronica sofisticata che permette molte regolazioni anche mentre si guida. Sono vetture molto diverse ma entrambe affascinanti e sfidanti alla guida!”


Per concludere una domanda secca. La tua auto preferita tra quelle con cui hai corso?

“Ho guidato parecchie vetture nella mia carriera: McLaren, BMW, Porsche, Lamborghini, Mercedes, etc. La mia preferita è di gran lunga la Ferrari 488GT3 EVO, una vettura che si è da subito sposata con il mio stile di guida! I suoi punti di forza sono la maneggevolezza e il grande carico aerodinamico. È genuina e trasmette subito fiducia a chi la guida, ora non vedo l’ora di provare la nuova vettura di Maranello per i prossimi anni: la 296 GT3!”

Di Alessandro Rizzuti

Laureato in storia e bassista metal a tempo perso, fermamente convinto che sotto le sei ore si parla di gare sprint. Ogni tanto faccio qualche articolo ironico, sperando di essere divertente almeno su internet.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *