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A cura di Umberto Moioli e Claudio Boscolo.

L’Autodromo di Monza è pronta a festeggiare i suoi 100 anni di storia con il GP di F1 a meno di una settimana. Ma a pochi giorni allo spegnersi dei semafori, riceviamo questa lettera da un nostro lettore, che preferisce rimanere anonimo, e che noi siamo ben felici di pubblicare. Quanto viene denunciato da “Edoardo” è una situazione al limite del paradossale, che farà (eufemisticamente) storcere il naso a noi tutti appassionati e soprattutto a chi, all’Autodromo di Monza, ci è cresciuto e lo ha vissuto negli anni di maggior splendore. Noi, come redazione, abbiamo ritenuto che l’argomento, che ci tocca da vicino, ed i dati portati fossero meritevoli di attenzione. Ma ci teniamo a specificare che questa è una pubblicazione a solo scopo informativo e sulla quale non prendiamo una posizione specifica.

C’era una volta l’Autodromo di Monza, il leggendario Tempio della Velocità, casa per tutti noi – piloti e non – che a Monza ci siamo cresciuti, accorrendo a vedere gare, macchine, moto, trackday, piloti e tanto altro sin da quando ne abbiamo ricordo.

L’Autodromo, infatti, cuore pulsante della nostra città, è sempre stata un’isola felicemente popolata dai “soliti noti dell’Autodromo”, un luogo dove si andava anche quando le macchine non echeggiavano tra i cordoli. A volte bastava la scusa di un caffè e ci si ritrovava al classico bar, per incontrare qualche sorriso amico con cui parlare di motori e di gare. Bastava passare il sottopasso, lasciandosi così alle spalle il Parco, per entrare in un mondo a se stante, vivo e vibrante. Ma ad oggi, di quel mondo, cosa rimane? 

Andare in autodromo, oramai, sembra un triste addentrarsi all’interno di una città fantasma, una landa desolata lasciata al puro decadimento, senza vita, senza persone, senza negozi o servizi.

Com’è possibile che durante il primo week-end di gara del Campionato Italiano GT così come durante le giornate di test di Kateyama o dei track-days invernali, l’Autodromo non avesse neppure un bar operante dove semplicemente comprare dell’acqua od un caffè? E i distributori automatici? Più che altro decorativi, poiché non sono stati funzionanti per quasi due mesi consecutivi.

Passando poi per i due storici negozi, attualmente chiusi perché la Direzione dell’Autodromo li ha messi in condizione di non poter continuare a lavorare. Per chi non lo sapesse, infatti, il negozio della Mariangela (che vende attrezzatura tecnica per piloti e meccanici) e quello del merchandise ufficiale dei team di F1, sono negozi presenti in autodromo da trent’anni e forse più.

Senza parlare della situazione in cui versa il pistino di Kart allestito alle spalle della Parabolica, la cui attività era stata fermata anch’essa per un intero mese per delle sviste burocratiche. E tenete presente che non si tratta della prima volta che una pista di go-kart viene allestita dentro al circuito, quindi questa assurda situazione non può neppure essere additata alla mancanza di esperienza nella gestione di tale iniziativa.

Scene di ordinaria follia per un autodromo che compie 100 anni quest’anno e per il quale non si è neanche preoccupando di organizzare un’importante manifestazione pubblica per celebrare la storia del nostro amato Tempio. Non un post, non un evento in collaborazione con il Comune di Monza. Niente. Pure il museo è ancora chiuso “per ristrutturazione”. Un museo che, invece, sarebbe dovuto diventare il centro nevralgico delle celebrazioni di questo dimenticato centenario (e che probabilmente riaprirà nel “duemila-credici”).

Quei famosi 100 anni che Walter Consonni, fratello del celebre Peo Consonni, ha voluto rendere omaggio nel libro intitolato “Monza ’22”, libro del quale però l’Autodromo e la sua dirigenza ne ha completamente snobbato il valore, l’autore e conseguentemente la serata di presentazione dello stesso che non è stata concessa all’interno dell’autodromo. (Fortunatamente, ci ha pensato il Ferrari Club di Vedano a concedere il proprio spazio per tale manifestazione).

Tra le altre cose, tenete presente che mentre gli stadi e le strutture sportive di tutto il mondo sono finalmente di nuovo piene di pubblico, all’Autodromo di Monza gli spettatori sono ancora tenuti alla larga: viene impedito loro di accedere al paddock e pure alle tribune, ancora tutte sigillate (se non fosse che qualcuno si è adoperato per rompere alcuni lucchetti). Lo storico sottopasso per accedere alla tribuna centrale è tenuto rigorosamente sbarrato e lo stesso trattamento è riservato anche agli altri spalti (quelli che rimangono ancora in piedi, vista la dipartita della tribuna centrale della Variante Ascari ed il drammatico decadimento della terrazza sopra ai box).

E come se tutto ciò non bastasse, la Fan Zone per il gran premio di Formula 1, allestita all’ultimo secondo e senza i permessi (magicamente arrivati dopo che la struttura era già stata messa in piedi), è infatti stata sequestrata dalla procura brianzola per violazione di norme urbanistiche in un’area sottoposta a vincolo, all’interno del Parco di Monza, dove vigono rigide imposizioni per quanto concerne il rispetto paesaggistico. L’Autodromo così si ritrova anche a dover rimborsare i fan che avevano già pagato per accedere a quell’area. 

Situazione ben diversa era quando a dirigere l’Autodromo c’era Pietro Benvenuti, attuale Direttore dell’Autodromo di Imola , regista del rilanciato del circuito di San Marino. Sotto la sua attuale direzione, infatti, Imola ha visto il ritorno della F1, aggiungendo al calendario poi il DTM, il Fanatec GT3 World Challenge (che ha preso il posto del Blancpain GT Series), le moto e le Finali Mondiali Ferrari. E non dimentichiamoci anche di importanti eventi di contorno come proprio a maggio il concerto di Vasco Rossi. Sul sito di Monza, al contrario, noterete come pure le giornate di prove libere non sono ancora aperte al pubblico. Però… che adesso abbiamo l’Autodromo nel Metaverso…

Ma a Monza di questi tempi non c’è davvero limite al peggio: addirittura andiamo oltre l’impensabile quando, durante il briefing che anticipa l’ingresso delle vetture in pista di quelle poche date di track-day, l’addetto esclama Niente scaldare le gomme in pista: non serve a nulla! (Guardate il video e ascoltate bene). Scaldare le gomme non serve a nulla? Specialmente quando si entra in pista in inverno? E questo sarebbe un briefing per la sicurezza in pista? Certo che, come potete leggere da questa DESCRIZIONE sul sito dell’Autodromo, quando i track-day vengono definiti come “attività di gioco”, lascio a voi immaginare.

Parlando poi di track-day e attività in pista, sappiate che a Spa-Francorchamps il circuito registra 250 giorni di attività tra i cordoli all’anno! Le persone hanno la possibilità di girare durante la settimana con i turni serali, sostanzialmente tutto l’anno. Si finisce di lavorare e si va a girare. Questo è il servizio che una pista di macchine dovrebbe offrire. E invece a Monza abbiamo i giri delle bici, con 3000 ciclisti sul circuito brianzolo, tra professionisti, anziani e bambini, tutti con passi diversi, e diverse ambulanze che ciclicamente entrano a soccorrere gente investita e ferita.

E a proposito di servizi, nel mentre altri tracciati europei come Hockenheim si attrezzano con cento di simulazione interni, autolavaggi propri, pompe di benzina multiple e servizi per controllare la pressione delle gomme, a Monza stanno invece iniziando a discutere di rimuovere quell’unico (ed estremamente costoso) benzinaio self-service che rappresenta l’unico modo per rifornire le macchine dei trackdaysti di “PistenClub” senza doverli fare uscire dall’autodromo tra un turno e l’altro, dopo che già hanno affittato la pista per tutta la giornata pagando cifre davvero importanti.

Sappiate, inoltre, che in circuiti come il Red Bull Ring la struttura principale ospita un ristorante, aperto sempre, dove poter cenare a lume di candela affacciati sul rettilineo principale della pista austriaca. Immaginate se anche Monza avesse un ristorante simile, quanto indotto potrebbe portare e quando bello sarebbe poter cenare guardando il Tempio della Velocità. E invece no.

È davvero doloroso, insomma, constatare quanto il nostro circuito sia caduto in basso e vi suggerisco di dare una lettura ai diversi commenti che fanno capolino tra alcune foto che l’Autodromo posta su Facebook. Monza, però, non si merita una fine del genere. Questo non dovrebbe essere il primo e l’ultimo secolo della sua esistenza, ma se le cose non cambieranno a breve e tra esse pure (e soprattutto) la nuova Dirigenza romana, il futuro del circuito brianzolo ha i giorni contati.” 

Di Umberto Moioli

Appassionato di roba veloce (purché non a propulsione elettrica), motorsport e street racing anni '90. Ho aperto ItalianWheels.net tanti anni fa per parlare di gare, auto e moto sportive e raccontare la poetica della guida.

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