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A cura di Caudio Boscolo.

Essere Ferrari è il mantra che sentiamo ripetere da più stagioni, per quanto riguarda la scuderia di Maranello.

Ogni occasione è buona per rimarcare il retaggio storico, le imprese passate e l’amore per i colori da parte del pubblico.

Essere Ferrari dovrebbe essere un motto da portare con orgoglio e per cui dare il massimo ogni volta che si mette il naso in una pista.

Ebbene questa stagione, al pari di quelle appartenenti al recente passato, hanno dimostrato solo che #EssereFerrari è solo una scritta buttata lì sulla carena, praticamente uno slogan per gli investitori.

Ferrari con le “imprese” degli ultimi gran premi sta riuscendo nell’impresa di far “disamorare” i propri tifosi della rossa.

Manca una guida forte, manca una presidenza forte e soprattutto una direzione chiara.

Persino ieri la #DisorganizzazioneFerrari ha colpito ancora una volta con il pit stop di Sainz degno del revival storico di quello di Irvine del 1999.

EPA/CHRISTIAN BRUNA / POOL

Se nel 1999 era già difficilmente accettabile, nel 2022 diventa qualcosa di ridicolo che quasi le scuderie appena entrate nel circus non commettono.

Ferrari è nel pallone e non esiste slogan che possa tirarla fuori dal pantano di una presidenza impalpabile e di un team principal inadeguato.

La leadership del campionato ormai è cosa di altri, gli aggiornamenti latitano e come di consueto la pausa estiva si dimostra sempre mortifera, facendosi riprendere dagli inseguitori e staccare da chi sta davanti.

Essere Ferrari significa puntare al futuro e, al momento, non si vede nulla di tutto ciò.

Mentre Red Bull investe 2 milioni di euro per un fondo nuovo Ferrari resta immobile.

I punti di Leclerc non sono diversi dal suo bottino del 2019 in questo periodo, eppure la vettura è radicalmente molto più competitiva. Certo il monegasco ha commesso qualche errore ma nulla in confronto al tentativo costante di sabotaggio da parte della squadra.

Si dovrà anche vedere l’impatto della direttiva numero 39 che qualcosa sembra aver tolto alla vettura rossa e, contestualmente, riavvicinato le Mercedes (anche se è ancora presto per giudicare).

Eppure non si vede una pianificazione per quantomeno rintuzzare gli attacchi.

Essere Ferrari significa anche considerare le persone come patrimonio più importante eppure ogni gara è, in maniera diversa, una mortificazione dei tifosi e dei piloti e probabilmente di meccanici ed ingegneri stessi.

Binotto si sta dimostrando sempre più inadeguato, senza personalità e senza nessun tipo di leadership tale da poter guidare una squadra in tempesta.

John Elkann, d’altro canto, si sta dimostrando molto distante dal mondo F1, quasi come se fosse disinteressato del reparto corse dato che l’azienda comunque è in salute e quindi non vale poi così tanto la pena perderci tempo dietro.

Raramente presente ai Gran Premi, mai con dichiarazioni forti, mai nessuna presa di posizione.

Siamo ad anni luce di distanza dalla personalità del Drake e di Montezemolo che, sia con pregi che difetti, non hanno mai fatto mancare appoggio al reparto corse.

Mai come ora Essere Ferrari è una scritta vuota, senza significato.

Di Claudio Boscolo

Appassionato di endurance da quando ho memoria, innamorato perso della Panoz Esperante e nostalgico della Jordan e della Jaguar in Formula 1. Cantastorie di piloti e di gare, all'occorrenza team principal dell'ItalianWheels Racing Team.

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