A cura di Cristian Vaga.
Sapete, è più di un anno che scrivo sulle pagine digitali di ItalianWheels.net, riempiendo di moto e impennate tanto il sito, quanto la pagina su Facebook. È un po’ di tempo che sono sul treno del Motomondiale e che mi appassiono alle lotte selvagge fra i vari Rossi, Capirossi e Biaggi prima, e fra i più recenti Marquez, Lorenzo, e Quartararo. Li ho sempre visti come delle persone assolutamente aliene a questo pianeta: persone che fanno high-side vertiginosi, cadono, si rompono come biscotti e dopo un battito di ciglia sono di nuovo nella mischia a fare a carenate. Un battito di ciglia, si.
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Sono frame di un video che anche dopo dieci anni, per quanto bassi di definizione, se li hai visti in diretta non puoi dimenticare. Rimangono tatuati sulla mente e ogni volta che ci pensi non lo trovi come ricordo stinto, è tutto estremamente nitido. E doloroso. È stato forse uno dei momenti più forti che abbia mai testimoniato nel motorsport, sebbene dopo sia toccata una sorte simile a molti altri giovani e anche nella maggior parte dei casi io fossi lì a seguire: Luis, Jason qualche mese fa in Moto3, Matheus nella superbike brasiliana lo scorso anno, Dean nella WSSP, Hugo nel CEV…
La cosa che più mi amareggia è come sia finita per Marco: esattamente la settimana prima era sul tetto del mondo, secondo classificato a Philip Island, venendo da una striscia di Top5 (tutti P4) durata le tre gare prima; e nello stesso campionato, aveva registrato il primo podio, una P3, a Brno qualche gara prima.
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So esattamente dove sia Marco adesso: è un po’ in tutti noi, gira un po’ per il mondo ed è in ogni weekend di gara, accompagna il padre Paolo nel paddock Moto3 e in una qualche maniera è dentro ogni tifoso di questo sport.
E come ogni volta, da dieci anni a questa parte: ricordati che ci manchi Sic, e tanto.
Firmato,
Un fan che non hai conosciuto, ma che ti ricorda con affetto.