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A cura di Claudio Boscolo.

Che dire, davvero mancano le parole.

Ho deciso di prendere parola a motori spenti per cercare di assimilare bene i pensieri e le sensazioni che il finale di Abu Dhabi mi ha lasciato.

Se fossimo stati al cinema probabilmente mi sarei alzato in piedi ad applaudire ma quello di ieri non è stato un film; eppure, la sensazione che la gara di ieri ha dato è quella.

 Tutto troppo perfetto, tutto tirato per il finale più al cardiopalma possibile ma con un alone di forzato incredibile.

Iniziamo con il dire che da subito la direzione gara ha messo in chiaro di essere entrata in modalità “Ponzio Pilato” già dal via.

Col procedere della gara abbiamo assistito a due episodi simili a quelli di Jeddah che, come detto nell’altro pezzo, mi hanno fatto accapponare la pelle.

Parlo dei due Team Principal che in momenti diversi si attaccano alla cornetta in filo diretto per piagnucolare contro le decisioni prese.

Questo non è più accettabile né tollerabile, spettacolare quanto volete ma alla lunga questo teatrino stufa.

La direzione gara deve poter operare in maniera indipendente senza reclami, chiamate e “Miky [Masi, n.d.r.] di qua, Miky di là.”

Poi arriviamo al finale Hollywoodiano: Latifi si immola, Toto Wolff si attacca alla cornetta pregando Masi di tenere la safety nel box, in casa Red Bull si riaccende la speranza e noi restiamo in questo limbo tra la speranza di una ripartenza e la rassegnazione di un finale in parata sotto safety, come molto spesso è accaduto.

Qua inizia il festival dell’errore o dell’orrore.

Michael Masi si dimentica come funzionano i protocolli di safety car, prima le vetture doppiate non si possono sdoppiare e di conseguenza questo avrebbe impedito a Max di ricucire lo strappo con Lewis.

Poi contro ordine, solo alcune vetture possono sdoppiarsi, ma fate in fretta per l’amor del cielo che dobbiamo far ripartire la baracca entro un giro.

Così avviene il “fattaccio” con Max a vantaggio di mescola che supera Hamilton all’ultimo respiro.

Tutto finito? Ma va!

A bocce ferme partono ricorsi su ricorsi di Mercedes ai danni della direzione gara che si chiudono con un nulla di fatto (c’è ancora tempo fino a giovedì per decidere di ricorrere al Tas-Cas).

Quel che più mi fa rabbia di questo finale resta il fatto che a prendersi il centro del palco non siano state le imprese di due piloti straordinari, lungo l’arco della stagione, ma la direzione gara che da Silverstone in poi è scivolata nel dramma sbagliando tutto su tutto.

La mia speranza, per il 2022, è che oltre al cambio di regolamento delle vetture avvenga una revisione concreta del regolamento sportivo della F1 con una decisione precisa sulla direzione delle regole.

Non esiste che non sia stato applicato un metro comune e costante durante tutta la stagione ma siano state decisioni arbitrarie e situazionali.

Questa non è F1, magari un bel film e non lo metto in dubbio, ma qualcosa deve cambiare e non deve più succedere che le esigenze di spettacolo prevalgano sullo sport.

Di Claudio Boscolo

Appassionato di endurance da quando ho memoria, innamorato perso della Panoz Esperante e nostalgico della Jordan e della Jaguar in Formula 1. Cantastorie di piloti e di gare, all'occorrenza team principal dell'ItalianWheels Racing Team.

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