A cura di Cristian Vaga.

Il Motomondiale è la massima espressione di un motorsport su due ruote che inizia prestissimo anche nelle province, nei circuiti che assieme ai kart schierano le minimoto. Bambini di otto anni, ma anche meno, che se le suonano di santa ragione nei tornei domenicali. Poi le cose si fanno interessanti: di questi bambini uno vince sempre, le porta a casa tutte e ha più trofei che dentini da perdere.

Allora si sale, la scelta in Italia ed Europa è ricchissima di campionati piccoli, regionali e nazionali, per poi affacciarsi nel mondo targato FIM: quelle ingloriosamente chiamate “categorie minori” ma che di minore hanno solo l’attenzione dei media. Pensate che ci sono ragazzini che oggi vedono in TV un Pedro Acosta contro cui hanno corso, o un Xavi Artigas con cui se le sono date qualche anno fa. Nomi che magari anni fa erano sì famosi, ma in campionati più piccoli: quindici anni fa chi si sarebbe aspettato che Marc Marquez sarebbe diventato QUEL Marc Marquez? Mi piace spulciare e guardare piloti e nomi, vedere le loro crescite e pensare a raduni con padri a bordo pista e questi bambini che girano in moto, e oggi vi porto un piccolo diamante: Barry Baltus.

Barry nel 2020, con i colori di CarXPert PrüstelGP.

Diamante perchè, come disse De André, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
E Barry Baltus si allinea perfettamente a questa citazione.

Ma chi è Barry Baltus? Barry nasce in Belgio nel 2004, figlio di un rider (anche se di Baltus padre si trova ben poco o letteralmente niente), e fino al 2018 non si hanno tracce di lui nell’universo FIM: cercando approfonditamente su internet, si vede che ha preso parte a quello che allora era il CEV Moto4 (vincendo una gara), e che ha superato le selezioni della Talent Cup facendo una comparsa come wild card a Valencia 2017 nel CEV. Il suo primo impegno full-time sul palcoscenico del motomondiale è un doppio “lavoro” in CEV Moto3 e Red Bull Rookies Cup: scelta comune e condivisa da molti piloti, in quanto poche gare si sovrappongono, ci sono molte chances di fare esperienza e crearsi contatti e agganci, e ci sono avversari da tutto il mondo.

Se come primo impegno ufficiale partecipi a due campionati come CEV e RC, allora il manico lo devi avere.
Invece no: Barry finisce la sua stagione d’esordio P11 in Rookies Cup, e P31 nel CEV Moto3; delle due classi, come miglior risultato assoluto ottiene una P4 in Rookies Cup, e una P9 nel CEV. Tuttavia, la stagione nel CEV è costellata di una miriade di ritiri e arrivi fuori dai punti che spiegano il basso rendimento. Si passa al 2019, e Barry si impegna nuovamente in entrambi i campionati: dopo un anno passato a mangiare pane e legnate, il giovanissimo belga finalmente potrà dire la sua. Si e no: in Rookies Cup la musica non cambia (e nonostante due bronzi è comunque P12 nel finale), mentre nel CEV vince il GP di apertura a Portimão e colleziona altri tre podi, finendo la stagione P4.

In quel momento il suo mantra è “La vita ti sorride”, e finalmente sbarca in Moto3 per la stagione 2020 coi colori di CarXPert Prüstel GP: team interessante, seppur modesto e di fascia tendenzialmente medio-bassa, l’ideale per un debuttante nel vasto mondo del motomondiale. Corre tutta la breve stagione di 14 appuntamenti e come miglior risultato porta a casa una P16. Che nel motomondiale significa “hai corso bene, ma non abbastanza da fare punti.”

Barry Baltus in azione durante la sua stagione in Moto3: collezionerà come miglior piazzamento tre P16.

A questo punto ci si aspetta che il pilota si guardi allo specchio, si chieda come mai il suo miglior risultato sia “l’anticamera dei punti”, e come sia possibile chiudere l’anno con uno 0 spaccato. Si immagina che questo pilota, un quindici/sedicenne che finora non ha ancora vinto niente di sostanzioso, debba farsi un bell’esame di coscienza e lavorare duro per affermarsi in Moto3. Ci aspetteremmo anche una delle favole in stile film per famiglie americano, dove Barry fa punti, poi Top10, continua e va a podio, e infine vince un GP.

Niente di tutto questo: infatti a poco più di 16 anni, Barry Baltus saluta tutti, fa le valigie e si trasferisce in Moto2, in sella a NTS RW, in quello che si può tranquillamente definire un trasferimento “alla cazzo.” Passato da un team scalcinato di Moto3 a uno dei fanalini di coda assieme a MV Agusta della Moto2. Il progetto di NTS è molto giovane e forse un pochino immaturo (essendosi aggiunti alla griglia solo nel 2017), e sebbene ci sia Hafizh Syahrin a portare esperienza nel team, la scelta di Baltus come seconda guida è quantomeno discutibile, avventata o completamente senza alcun senso. Per ora in Moto2 Barry ha avuto pochissimo tempo per mostrare se magari ha qualche asso nella manica, tenuto da sempre nascosto: si è infortunato nelle FP3 del GP del Qatar e starà fuori ancora un mese almeno, saltando quindi Doha, Portimão e Jerez.

Barry in sella alla sua NTS #70 durante i test prestagionali nel 2021.

Quindi ricapitolando: in Moto2 attualmente c’è un giovane di 16 anni (per i 17 si attenda il 3 maggio) che in meno di tre anni è passato dalle KTM della Red Bull Rookies Cup ad una sella di NTS (che seppur scadente è sempre una Moto2), senza ancora aver vinto niente neanche nelle cup amatoriali domenicali e che, soprattutto, ha totalizzato lo stesso numero di punti ottenuti da me, Cristian Vaga, nel Motomondiale.

Ci aspettiamo un miracolo à-la Bradbury una volta in MotoGP, o ci dobbiamo chiedere cosa sia andato storto finora? Com’è possibile che un ragazzino di sedici anni a cui semplicemente piacciono le moto sia finito nella classe mediana del motomondiale, togliendo una sella a riders di Moto3 o altri campionati che, al netto dei risultati, la meriterebbero di gran lunga?

Di ItalianWheels.net

Il mondo dei motori senza compromessi.

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