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A cura di Umberto Moioli.

Per un appassionato di guida c’è poco da fare, l’unica cosa che conta davvero è riuscire ad essere sempre più veloci. Non importa con quale macchina, perché come dicono i giapponesi “Se ha quattro ruote ed un motore, allora può correre.”; ciò che importa, invece, sono le nostre capacità di pilota, trovare il nostro limite – quindi quello di ciò che stiamo guidando – e migliorarci ancor più.

Tuttavia, a meno che non abbiate nel portafoglio una licenza CSAI ed un contratto con qualche team per poter correre in un vero e proprio campionato, difficilmente riuscirete ad andare in pista con quella frequenza e soprattutto sfidando quei piloti grazie al confronto con i quali riuscirete davvero a fare il salto di qualità che divide un amatore da un pilota autentico. E allora come fare a migliorarsi? Come fare ad aggiustare quegli errori e soprattutto a scoprire le finezze, piccole ma al tempo stesso così fondamentale per riuscire a fare la differenza e a trovare quel “tempo” che vogliamo raggiungere o che sappiamo di poter fare senza però poi riuscire effettivamente a siglarlo? Se l’opzione-1, ovvero quella di iscriversi ad un campionato e correre davvero non fosse fattibile per via della mancanza di budget cospicui necessari, allora l’altra opzione è cercare di apprendere direttamente da chi quell’esperienza l’ha maturata e consolidata battagliando tra i “Grandi” di questo magnifico sport. nsomma, è con questo spirito che, accesa la macchina, sono partito alla volta di Castrezzato, Circuito di Franciacorta, per passare una giornata con i ragazzi della scuola di guida sportiva RWD Project – Italian Driving Department, una realtà nuova che vede come Istruttore il pilota brianzolo Matteo Arrigosi, protagonista quest’anno nel Campionato Italiano GT Cup al volante della Porsche Cayman GT4 Clubsport in squadra con l’affermatissimo Tommy Maino, figura di spicco della serie tricolore per vetture a ruote coperte. RWD Project è infatti una realtà nuovissima, nata con l’intenzione di trasmettere l’esperienza maturata da Matteo in 10 anni di Motorsport a coloro, come il sottoscritto, che hanno come unico desiderio quello di poter guidare sempre più velocemente. Un compito non facile, anche perché in realtà non si tratta di apprendere esattamente quello che Matteo sa fare, che sono capacità che si acquisiscono correndo negli anni; bensì salire al volante di una macchina performante avendo accanto un pilota autentico che, settore dopo settore, curva dopo curva, ti insegni a trovare i riferimenti, come sfruttare a pieno la pista – concetto che per chi guida sempre su strada non coglie in maniera immediata, anzi – e soprattutto come risultare più efficaci nel difficile momento della Staccata-Corda-Uscita di curva, il momento in assoluto più saliente dove davvero si fa la differenza tra il saper guidare forte ed essere piloti. nsomma, arrivato al Circuito di Franciacorta, parcheggio e mi dirigo all’interno del box di RWD Project, dove ad aspettarmi c’era lo staff della Scuola al completo e i ragazzi di A-Squared Media, pronti ad immortalare i momenti più importanti della giornata. Ma l’attenzione è tutta rivolta a lei, la bellissima Nissan 350Z in configurazione pista, macchina alla quale Matteo e i ragazzi hanno messo mano fino a farle toccare quota 1380 Kg alla bilancia, oltre 200 Kg in meno rispetto al modello di serie. Oltre a ciò, ovviamente, sono stati rivisti tutte le componenti principali che rendono una macchina, una macchina da corsa. Assetto, freni, scarico, cerchi, sedili a guscio con cinture a quattro punte. Insomma, la macchina è pronta a fare quello per cui è nata: correre. L’aria di Castrezzato è frizzante, e fredda è la luce che illumina la scintillante carrozzeria nipponica. Ma a scaldare l’atmosfera ci pensa il suo grosso 3.5 L V6 aspirato che risuona potente sotto il cofano. Infilo quindi il casco con l’interfono, così da poter ascoltare e comunicare con Matteo all’interno della pista; salgo perciò in macchina e, dopo che i ragazzi di RWD Project – con un trattamento da pilota ufficiale – mi hanno sistemato sedile e allacciato le cinture, finalmente il semaforo della Pit-Lane si tinge di verde. E’ il segnale: si entra in pista! Premettendo che, sfortunatamente, non avendo prima d’allora girato tra i cordoli della pista bresciana, il dover memorizzare al volo il tracciato è stato un handicap abbastanza fastidioso, ma nonostante ciò, seguendo le istruzioni di Matteo (o almeno, provando a seguirlo) inizio a capire come gira la pista. Ma soprattutto mi accorgo di quanti errori, specialmente nella tenuta della traiettoria, stavo commenttendo: segnalandomi ripetutamente di usare molta più pista, molto più cordolo, di quanto non stessi facendo, mi accordo immediatamente quanto l’abitudine ai comportamenti da “Passo di Montagna” stia influendo (negativamente) sulla guida in pista, perché dove solitamente sono abituato a tenermi alla larga, in realtà in questo caso dovrei andarci sopra con cieca convinzione. Anche l’uscita di curva è un momento molto critico: la 350Z è una trazione posteriore e richiede di essere guidata con maggiore delicatezza nella riapertura del gas di quanto invece non si faccia con una anteriore. Ed ecco che nell’interfono, con voce ferma ma sempre con i modi gentili ed amichevoli che lo contraddistinguono e che ti mettono sempre così a proprio agio, arriva la correzione “Troppo presto con l’acceleratore Umbi, hai sentito come hai fatto più strada così?”. Ed è vero, ridare gas anche un solo metro prima è di troppo per essere efficaci, e finisco così per lasciare decimi sparsi qua e là per la pista, per stupida fretta di riprendere subito l’acceleratore. Giro dopo giro il tempo scorre velocissimo, specialmente perché al volante della Nissan di RWD Project non si va a passeggio come accade in altre realtà, ma si entra in pista con l’intenzione di dare il massimo. E te ne accordi anche quando passi davanti al muretto, quando Luca “Reca” Recalcati ti fa il classico segno con il braccio del “Vai! Vai!” come nelle gare vere. Completato quindi il giro di raffreddamento, prendiamo la via della Pit-Lane. Già finito? No, tutt’altro. Ora è il momento di scambiarsi il sedile, ed imparare da vicino da quello che fa Matteo al volante della 350Z. Se dovessi, infatti, identificare il suo stile di guida con due parole sceglierei senza ombra di dubbio “Morbido” e “Pulito”: la caratteristica che più in assoluto mi ha stupito nella guida di Arrigosi è proprio la ripresa del gas in uscita di curva. Mai un secondo prima, né un secondo dopo. Mai neppure il più impercettibile dei sussulti dalla macchina: semplicemente perfetto e tremendamente efficace, tanto che ho fatto fatica a rendermi conto di quanto in realtà, con quella morbidezza, stesse andando veramente forte.

Di nuovo è tempo di tornare ai box, dove arriva il momento dei commenti e delle analisi, ma soprattutto è il momento in cui a mente più “lucida” inizi a sbobinare nella testa tutto quello che sei riuscito a “registrare”, per farlo tuo ed applicarlo alla prossima giornata in pista e non solo, perché quelle preziose correzioni sul come e quando dare gas e pure i consigli sul come lavorare in frenata con l’ABS sono concetti pronti per essere utilizzati anche su strada, sui passi, per poter guidare meglio, veloci e soprattutto più sicuri al tempo stesso. Con il sole calante e dopo un abbraccio generale a tutti i ragazzi del Team di RWD Project e A-Squared Media riprendo l’autostrada, direzione casa. Ma questa volta nel baule ho un nuovo bagaglio, fatto di concetti, tecniche e correzioni che hanno arricchito la mia conoscenza della guida e le mie capacità al volante, un bagaglio prezioso che ho appena iniziato a riempire e che ho intenzione di arricchire ancor più prenotandomi un’altra giornata insieme a Matteo e ad RWD Project. Magari la prossima volta proprio a Monza!

Di Umberto Moioli

Appassionato di roba veloce (purché non a propulsione elettrica), motorsport e street racing anni '90. Ho aperto ItalianWheels.net tanti anni fa per parlare di gare, auto e moto sportive e raccontare la poetica della guida.

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