A cura di Pietro Di Spaldro.

Partiamo dal presupposto che il titolo potrà far storcere il naso di tanti più politicamente corretti , ma poco importa.

Per quanto possa essere tranciante (specialmente vista l’ondata di “buonismo green” che tanto va di moda al giorno d’oggi), l’opinione espressa in quelle poche parole fa riferimento a quella che è una vera e propria verità scientifica che trova una sua dimostrazione in tutti i progressi effettuati nel campo automobilistico dai tempi dell’applicazione del primo motore a ciclo Otto fino all’altro ieri, quando a Tokyo presentavano la nuova GR Super Sport Concept della Toyota.

Finalmente Toyota torna a presentare un’auto capace di dare continuità al mito della TS020 di quasi 20 anni fa.
Proprio come la sua antenata, la nuova Super Sport Concept è un’auto da 24 ore di Le Mans con una qualche sorta di omologazione per l’utilizzo stradale. Le caratteristiche tecniche sono tali da eclissare le hypercar dei giorni nostri: il motore, ad esempio, è il 2.4 V6 biturbo ibrido (opportunamente rivisto) della TS050H capace di tirare fuori ben 1000 cavalli, il telaio (innteramente realizzato in fibra di carbonio) è praticamente quello dell’auto da gara rivisto nell’ottica di un utilizzo stradale, così come le sospensioni.

La Toyota, quindi, va ad aggiungersi a quella ristretta lista di auto come la AMG Project One, la Aston Martin Valkyrie e la Glickenhaus SCG003S tali da far invecchiare di 10 anni (e anche di più) tutto ciò che le circonda. Volendo assegnare a tutti i costi un nome a questa “categoria”, ciò che credo sia più appropriato sarebbe solamente “Hypercar di nuova generazione”; ma se andiamo a vedere nel dettaglio queste vere e proprie astronavi, il concetto di fondo è sempre lo stesso che teneva banco fino a circa 20 anni fa, ossia quello dell’auto tecnologicamente avanzatissima con tecnologie e motori derivati in maniera molto, ma molto stretta dalle competizioni.

In origine c’erano le 959 e le F40, seguite nel decennio successivo dalla meravigliosa F50 e dalla McLaren F1, auto capaci di far fare all’intera industria delle 4 ruote un salto triplo nel futuro. Senza dimenticare poi quello che è stato il vero turning-point della storia recente delle 4 ruote: l’immissione sul mercato delle GT1 stradali, come la 911 GT1 Strassenversion, CLK GTR, GT-One, R390 ed altre inestimabili meraviglie a quattro ruote. Noi più giovani abbiamo imparato a conoscerle grazie a Gran Turismo e Need For Speed: quante gare vinte e stravinte con questi incredibili bolidi che ai tempi rappresentavano il non-plus-ultra della tecnologia applicata alle automobili. E ancora oggi, a distanza di quasi 20 anni, auto del genere non sfigurerebbero se accostate al famoso terzetto di “hypercar” (il virgolettato è d’obbligo perchè una P1 o una 918 un po’ scompaiono di fronte ad una AMG Project One, per citarne una) che tutti conosciamo.

Il lancio di queste incredibili auto è conciso con una fase verticale di crescita tecnologica, tanto che si può tranquillamente affermare che lo sviluppo ottenuto negli ultimi 20 anni è comparabile, per quantità e qualità, a quello ottenuto dal secondo dopoguerra a 20 anni fa. Queste macchine, infatti, sono state le apripista per un futuro immediato fatto di leghe leggere, materiali ultraleggeri di derivazione aerospaziale, schemi sospensivi totalmente innovativi o ulteriormente affinati, senza dimenticare gli importanti progressi compiuti per quanto riguarda l’elettronica di gestione di questi veri e propri supereroi a quattro ruote.

Dalla commercializzazione di queste auto, come affermato in precedenza, ne hanno tratto giovamento tutte le auto che vediamo in strada giorno dopo giorno. Tutte le auto che ci circondano hanno goduto di un travaso delle tecnologie e delle competenze accumulate e sviluppate durante quei progetti in maniera più o meno parziale.
Prendiamo l’aerodinamica ad esempio: alcune delle soluzioni utilizzate su quelle auto sono state travasate e rivisitate (vedi fondo piatto, giusto per menzionarne uno) al fine di ottimizzare l’efficienza aerodinamica del veicolo in modo da orientarlo verso una destinazione d’uso diametralmente opposta rispetto a quella per cui era stata concepita una 911 GT1. Ma non solo: basti vedere che genere di progressi si sono fatti nell’ambito dell’elettronica da quando queste macchine hanno iniziato ad essere prodotte. E’ innegabile, infatti, che la commercializzazione abbia dato un’importante spinta all’innovazione delle auto, quindi è inopinabile l’importanza di mezzi del genere nel panorama delle quattro ruote. Per fare un paragone, è un po’ come quando un calciatore si ritrova a giocare nella stessa squadra di Messi o CR7, la presenza di uno di questi mostri sacri condiziona inevitabilmente il suo rendimento, in positivo. Adesso che le nuovissime AMG Project One, Aston Martin Valkyrie e questa Toyota GR Super Sport sono quasi pronte a scendere in campo, il mondo dell’automobile potrà solo trarne giovamento, marciando verso strade totalmente nuove ed innovative, creando i presupposti per una nuova età dell’oro del progresso tecnologico su quattro ruote. Perché state tranquilli che anche le più piccole hatch-back e le coupé più prestanti tra qualche anno incominceranno ad attingere da queste divinità dell’automobilismo.

Da appassionato di macchine, ma soprattutto di tecnologia, ritengo ciò indispensabile. Il futuro delle quattro ruote (inteso in senso generico) passa dalle auto ad altissime prestazioni e senza compromessi, non passa dalle Prius o da altri bidoni pseudoecologici che tanto piacciono a coloro che si riempiono la bocca di protocolli di Kyoto vari o con le statistiche sull’inquinamento dei motori endotermici (salvo rimanere poi di stucco allo scoprire che il ciclo metabolico di una mucca produce più uantità di CO2 di quanto non faccia un’automobile). Il progresso, cari amici, passa soprattutto da chi ha il coraggio di andare oltre le convenzioni imposte seguendo nuove strade, quindi ben vengano queste auto tanto estreme quanto “inutili”. Benvenuto, Hypercar del futuro!

Di ItalianWheels.net

Il mondo dei motori senza compromessi.

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