A cura di Umberto Moioli.

Sono le 6:30 del mattino, mi trovo su un promontorio a metà tra Lecco e Como, l’aria è maledettamente fredda ed un debolissimo raggio di luce inizia a fare capolino da dietro alcune colline, inaugurando così quel poetico momento che è l’alba di un nuovo giorno. Uno spettacolo al quale, purtroppo o per fortuna, godendocelo poche volte, non ci abituiamo mai completamente, mantenendo così intatto quella sensazione di stupore e meraviglia che un’alba sa regalare. A rendere il tutto ancor più poetico c’è quella sigaretta che, da buon fumatore, amo gustare dopo aver finito di dare gas con la moto o con la macchina, che mi rilassa e mi fa calare tutta quell’adrenalina che scorre incessante dopo non aver badato troppo a quanto a fondo veniva schiacciato il pedale del gas. Sensazioni uniche, di tranquillità, che si trovano alla fine di una “scannata” in notturna, ma che son ben poca cosa paragonate a ciò che si può vivere mentre, nel cuore della notte, tutto il tuo mondo si racchiude in tre elemente: tu – la tua auto – la strada che hai di fronte. Perché ogni vero appassionato di auto – e soprattutto di guida – dovrebbe provare almeno una volta nella vita a prendere la propria macchina ed andare a guidare, su qualche strada ricca di curve, nel cuore della notte. Strade vuote, il silenzio dell’ambiente ed il grido del proprio motore, dei giri mantenuti alti tra un punta-tacco e l’altro, mentre tu, al volante, rimani concentrato a dare il meglio, a correre quella tua propria gara personale, scoprendo che tipo di pilota si è e che cosa si stia cercando mentre ci troviamo con le mani aggrappate al volante, mentre premiamo quell’acceleratore, facendo anche degli errori, prendendo un po’ di paura per un lungo ad un tornante non visto, ed esaltandosi per un destra-sinistra velocissimo in piena traiettoria.

Perché in quel momento ci si estrania dal mondo – quello moderno dei cellulari, dei social network, del continuo stress, dei continui “vaffa” urlati all’impazzata bloccati nel traffico cittadino – per godere invece di un mondo diverso, più vero, apprezzando ciò che una montagna od una strada vicino al mare sanno offrire, e mentre guidi, non verso qualche meta prestabilita o per qualche motivo, ma semplicemente per il piacere di guidare, riesci finalmente a fare pace con te stesso, zittendo per una volta la mente che lavora incessantemente durante tutto l’arco della giornata ed iniziando a spendere un po’ di quello che gli inglesi chiamano “Quality Time”. Potrebbe essere più perfetto?

Di Umberto Moioli

Appassionato di roba veloce (purché non a propulsione elettrica), motorsport e street racing anni '90. Ho aperto ItalianWheels.net tanti anni fa per parlare di gare, auto e moto sportive e raccontare la poetica della guida.

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