A cura di Umberto Moioli.

Un lampo silenzioso, velocissima ed efficacissima, prima dopo oltre un secolo di tradizione a completare la “Corsa verso le nuvole” in meno di 8 minuti, la prima vettura al mondo a bloccare il cronometro della Pikes Peak in appena 7 minuti 57 secondi e 148 millesimi. Un risultato assolutamente straordinario che non solamente abbassa il precedente record, stabilito nel 2016 da Rhys Millen per la categoria dedicata alle vetture elettriche, di un minuto esatto, ma che soprattutto strappa il primato alla Peugeot 208 T 16 che con Sebastien Loeb alla guida chiuse i 19,99 Km della cronoscalata del Colorado ben 17 secondi più lenta.

Questo quanto fatto siglare dalla Volkswagen I.D. R e dal pilota francese Romain Dumas, capace di sfruttare al meglio i 700 CV e soprattutto i 700 Nm di coppia subito resi disponibili dalle due grosse batterie del prototipo tedesco – sviluppato in appena 40 settimane – che gli hanno regalato l’immenso vantaggio in uscita di ognuna delle 156 curve della leggendaria strada statunitense. Non soltanto un record, ma una vera e dura stoccata alle vetture tradizionali dotate di motore termico che si trovano così a fronteggiare una doppia minaccia: la già terribile reputazione che mass-media ed ambientalisti gli hanno accollato ed ora anche le incredibili prestazioni delle loro silenziose e “politicamente corrette” sorelle.

Eppure, nonostante anch’io sia stato sorpreso questa mattina, alla notizia del Record della I.D. R, ad immaginare il futuro delle supersportive od anche delle piccole sportive elettriche, poi per fortuna mi sono subito ricordato di una cosa: non si tratta solamente di performance. Si tratta del sound che ci risveglia dentro di noi qualcosa di primordiale, si tratta dello sporcarsi di olio e di grasso, di schiacciare la frizione e cambiare le marce. Tutto questo rende incredibile ed insostituibile una macchina ed una moto vera.

Che le vetture elettriche saranno il futuro? Che a livello di prestazioni sapranno sbaragliare i motori a combustione interna? Ahimè, molto probabilmente andrà così. Ma il cuore di un appassionato vero di motori rimane dove ci sono i motori, non le batterie: a conferma di ciò non stupisce l’incredibile affluenza che la prima edizione del Motor Legend Festival è riuscita ad ottenere, così come il sempreverde Goodwood Festival of Speed capace di richiamare un pubblico sempre più giovane attirato dalle vetture “classiche”. E per quanto mi riguarda, se da una parte mi auspico vivamente che le case possano vendere sempre più auto elettriche a tutti coloro che vedono nelle automobili dei meri mezzi di locomozione per fare il tragitto da A a B, fino a quando non finirà anche l’ultima goccia di petrolio nel mondo, io continuerò ad emozionarmi con il suono di un motore vero, a divertirmi ad ogni cambiata e a gustarmi quell’inconfondibile odore di benzina che da sempre caratterizza l’aria nel paddock. Sì, il futuro può attendere.

Di Umberto Moioli

Appassionato di roba veloce (purché non a propulsione elettrica), motorsport e street racing anni '90. Ho aperto ItalianWheels.net tanti anni fa per parlare di gare, auto e moto sportive e raccontare la poetica della guida.

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