Il nome Isuzu evoca immagini di robusti veicoli commerciali e affidabili motori diesel, un’eredità costruita su decenni di produzione orientata alla praticità. Tuttavia, dietro questa facciata di utilità, si cela una storia sorprendente, un’ambiziosa incursione nel mondo patinato e ad alta velocità della Formula 1.
Pochi sanno che, alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, Isuzu coltivò segretamente il sogno di competere nel campionato automobilistico più prestigioso del mondo, sviluppando un motore V12 specificamente progettato per la Formula 1 e stringendo persino un accordo con il leggendario team Lotus. Questa è la storia dimenticata di un costruttore inaspettato e del suo motore che sognava la griglia di partenza, culminata in una concept-car a dir poco folle.
Per decenni, Isuzu si è ritagliata una nicchia nel mercato automobilistico producendo principalmente piccoli camion e veicoli utilitari, sia per il mercato giapponese che per quello internazionale. La sua reputazione era quella di un costruttore solido e affidabile, lontano dall’immagine di marchi focalizzati sulle prestazioni e sulle competizioni.
Tuttavia, un elemento chiave della storia di Isuzu è la sua stretta affiliazione con General Motors (GM). Questa partnership, che durò per molti anni, portò a diverse collaborazioni e sinergie. Un risultato interessante di questa relazione fu il legame tra Isuzu e Lotus Cars, all’epoca anch’essa di proprietà di GM.
Questa collaborazione si manifestò in vari modi, ad esempio con la Isuzu Piazza (rinominata Impulse nel Nord America) venduta con sospensioni messe a punto da Lotus (“Lotus tuned”). Questa pregressa collaborazione tecnica e l’interesse di Isuzu per le capacità prestazionali di Lotus avrebbero gettato le basi per un’aspirazione ancora più audace.
Nel clima di ottimismo economico che caratterizzò la fine degli anni ’80 in Giappone, Isuzu intraprese un progetto segreto e ambizioso: lo sviluppo di un motore V12 da 3.5 litri specificamente progettato per competere in Formula 1.
Questo progetto, nome in codice P799WE, fu portato avanti da un piccolo team interno, quasi un’unità “skunkworks” composta da soli quattro ingegneri dedicati. Inizialmente, il tutto nacque semplicemente come un lavoretto di ingegneria per dei test, ma ben presto l’attenzione si spostò verso le specifiche tecniche richieste dalla Formula 1.

La progettazione e la maggior parte della produzione del motore furono gestite internamente, dimostrando la fiducia di Isuzu nelle proprie capacità ingegneristiche. La segretezza che avvolse il progetto e le dimensioni ridotte del team suggeriscono un approccio mirato e forse sperimentale, indicando un autentico desiderio di mettere alla prova le proprie competenze in un contesto estremamente competitivo.
Il motore P799WE era un propulsore aspirato a quattro tempi con una configurazione a V di 75 gradi e 12 cilindri. La sua cilindrata era di 3.5 litri (3493 cc), in linea con le normative della Formula 1 dell’epoca. La distribuzione era a doppio albero a camme in testa (DOHC) con 48 valvole, quattro per cilindro.
La potenza erogata inizialmente si attestava intorno ai 640 cavalli a 12.500 giri/minuto, ma in seguito si dice che abbia raggiunto i 730-765 CV a 13.500 giri/minuto. La coppia motrice era di circa 401-418 Nm a 10.000-11.500 giri/minuto. Il motore aveva un alesaggio di 85 mm e una corsa di 51.3 mm, con un rapporto di compressione di 13.0:1.
Il suo peso a secco era di circa 158 kg. Il sistema di alimentazione era ad iniezione elettronica (port fuel injection) e utilizzava un sistema di lubrificazione a carter secco.
Specifiche | Dettagli |
Configurazione | 75° V12 |
Cilindrata | 3.5 litri (3493 cc) |
Distribuzione | DOHC, 48 valvole |
Potenza Massima | 640-765 CV @ 12.000-13.500 rpm |
Coppia Massima | 401-418 Nm @ 10.000-11.500 rpm |
Alesaggio | 85 mm |
Corsa | 51.3 mm |
Rapporto di Compressione | 13.0:1 |
Peso | 158 kg |
Alimentazione | Iniezione elettronica |
Lubrificazione | Carter secco |

Mentre Isuzu sviluppava segretamente il suo motore di Formula 1, il team Lotus si trovava alla ricerca di un nuovo fornitore di motori per la stagione 1992. Il team britannico, un tempo glorioso, stava attraversando un periodo di declino sia in termini di prestazioni che finanziari.
La preesistente relazione tra Isuzu e Lotus, facilitata dalla comune proprietà di GM, aprì un canale di comunicazione tra le due aziende. Lotus, negli anni precedenti, aveva utilizzato motori Lamborghini V12, potenti ma notoriamente inaffidabili, il ciò avrebbe reso il team più propenso a considerare una nuova opzione per dei V12, anche da un costruttore senza grande esperienza in Formula 1.

Peter Collins, allora team manager di Lotus, entrò in contatto con Isuzu e venne a conoscenza del loro progetto del motore V12 per la F1. La necessità di Lotus di un motore competitivo e il potenziale supporto finanziario che una partnership con un costruttore come Isuzu avrebbe potuto offrire, resero la proposta particolarmente interessante.
Nel luglio del 1991, Isuzu prese la decisione di inviare uno dei suoi motori P799WE al circuito di Silverstone per un test. Il motore fu montato su un telaio Lotus 102B, appositamente modificato e ribattezzato Lotus-Isuzu 102C.
Il compito di collaudare il nuovo propulsore fu affidato a un giovane Mika Häkkinen, il 2 agosto 1991. L’installazione del motore Isuzu richiese alcune modifiche al telaio Lotus 102, originariamente progettato per un motore Lamborghini V12 più pesante. Queste modifiche inclusero la realizzazione di un nuovo cofano motore, l’installazione di radiatori più grandi e un miglioramento del sistema di raffreddamento.
Durante il test, emersero anche alcuni problemi, tra cui un malfunzionamento dell’alternatore che limitò il numero di giri che Häkkinen poté completare. Nonostante queste difficoltà, la Lotus-Isuzu 102C riuscì a registrare un miglior tempo sul giro di circa 1:30. Per contestualizzare, nello stesso giorno, Ayrton Senna, al volante della sua McLaren-Honda, girò in 1:24.7.

È importante notare che il motore Isuzu non utilizzava carburante da corsa e montava pneumatici diversi, fattori che potrebbero aver contribuito al tempo più lento. Nonostante il motore Isuzu si fosse dimostrato potente, superando persino il Judd V8 che Lotus stava utilizzando in quella stagione, Peter Collins espresse la sua esitazione riguardo all’utilizzo di un motore completamente nuovo e poco collaudato in gara. Anche Johnny Herbert guidò la Lotus 102C-Isuzu V12 a Silverstone, stavolta il 6 agosto 1991, completando circa 120 km con un miglior tempo di 1:30.
Nonostante il promettente test iniziale, il sogno di vedere un motore Isuzu competere in Formula 1 svanì rapidamente. La ragione principale di questa brusca interruzione fu il collasso della bolla economica giapponese all’inizio degli anni ’90.
Questa crisi finanziaria ebbe un impatto devastante su molte aziende giapponesi, tra cui Isuzu Motors, costringendola a ridurre drasticamente i costi e ad abbandonare progetti dispendiosi come quello della Formula 1. Di conseguenza, Isuzu fu costretta a interrompere la sua partnership con il team Lotus.
Oltre alle difficoltà economiche di Isuzu, anche Lotus pare avesse delle riserve nel proseguire con un fornitore di motori con zero esperienza, soprattutto considerando la propria instabilità finanziaria che ormai affliggeva il team fondato da Colin Chapman da diverse stagioni. La dirigenza di Isuzu, dal canto suo, si confermò non intenzionata a continuare con un progetto così rischioso e impegnativo in termini di risorse.

Trovandosi con un potente motore V12 inutilizzato, Isuzu decise di non lasciare che i propri sforzi andassero sprecati. Per dimostrare le proprie capacità ingegneristiche e l’audacia del progetto, l’azienda scelse di installare il motore P799WE in una concept-car a dir poco stravagante.
Nacque così l’Isuzu Como F1 Super Truck del 1991, presentata al Salone di Tokyo. Questo pick-up/concept-car dalle linee futuristiche e ispirate alle supercar presentava portiere a forbice, un’aerodinamica raffinata e, soprattutto, un motore V12 montato in posizione centrale. La potenza del motore in questa configurazione pare raggiungesse i 740 CV, superando persino quella della futura McLaren F1.

Nonostante la sua natura decisamente poco pratica, la Como F1 offriva persino un abitacolo a quattro posti e un ampio vano di carico, rendendola in qualche modo anche funzionale. Disegnata da Simon Cox, lo stesso designer che in seguito avrebbe creato la Cadillac Cien, la Como F1 non fu mai destinata alla produzione, ma rimase un’audace dimostrazione delle capacità ingegneristiche e della creatività di Isuzu.
Oggi, il leggendario motore P799WE è conservato presso la sede centrale di Isuzu a Yokohama, in Giappone, come testimonianza delle ambizioni di Isuzu nel mondo della Formula 1.La storia di Isuzu in Formula 1 rimane una curiosità affascinante, un “what if” che aggiunge un capitolo inaspettato e intrigante alla ricca storia di questo sport.
Qui potete trovare un video girato durante i primi test svolti a Silverstone.