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A cura di Umberto Moioli.

Dapprima lo scarico, magari partendo dal terminale arrivando poi ad aggiungerci centrale e collettori, il filtro dell’aria, poi i cerchi, ed ecco fare la propria comparsa un’assetto a ghiera regolabile, e via così. Se si è appassionati di auto e, specialmente, di guida, questi sono passaggi che ogni “Petrolhead” che si rispetti si ritroverà a fare, iniziando a preparare la propria vettura, passo dopo passo, mettendo via euro dopo euro per far proprio questo o quel pezzo, ogni volta con la solita (innocente) menzogna del “basta spendere soldi, questa sarà l’ultima modifica“. Una piccola bugia che sappiamo essere tale, perché l’ultima modifica non esiste, perché è proprio il desiderio del poter andare più veloci che non conosce limite. Eppure, tra le tante macchine che vediamo fare capolino nei paddock duranti i track-day, nei parcheggi dei car-meets o, ancora meglio, tra le strade di montagna per una bella “Touge” in notturna, spesso e volentieri alle vetture assettate manca un dettaglio al quale personalmente ho sempre dato enorme importanza, ovvero un sedile racing. Chi ha almeno una volta guidato un go-kart o sia salito su una macchina da corsa sa bene di cosa parlo: un sedile a guscio, infatti, è un elemento imprescindibile per poter andare forte, anche oltre quello che pensavamo fosse il nostro limite. Ed è così che, quindi, ho deciso di installare sulla mia MINI Cooper S un vero e proprio sedile racing, quindi non il classico reclinabile sportivo-stradale, ma un autentico, scomodo quanto estremamente contenitivo e dannatamente figo sedile tubolare. ra i tanti produttori di equipaggiamento racing, e quindi di sedili, la mia scelta è caduta sull’italianissima Sabelt, azienda fondata nel 1972 da Piero e Giorgio Marsiaj avente sede a Moncalieri, in provincia di Torino, che da quando fece la propria comparsa nel mondo delle competizioni sul finire degli anni settanta, come fornitore di cinture per le vetture da rally, attualmente è assoluta leader di settore. Onnipresente in ogni tipo di Campionato e su qualsiasi tipo di macchina da corsa, Sabelt è anche la scelta di piloti e team di primissimo rilievo nel Mondiale di Formula1, essendo stata fornitrice sia per leggende come Ayrton Senna e Michael Schumacher, sia per i nuovi mostri come Lewis Hamilton e Max Verstappen. Insomma, quando si parla di Sabelt non solo si va sul sicuro, ma quando si sceglie un loro prodotto si porta all’interno della propria vettura anni di esperienze e di vittorie che spaziano dalla Formula1 al rally, dalle Gran Turismo più blasonate ai prototipi del Mondiale Endurance. E così, arrivato il giorno tanto atteso da ogni Petrolhead, ovvero quello della consegna delle spedizioni, una volta ritirato il pacco mi sono immediatamente recato in officina per rimpiazzare il sedile di serie con il mio nuovo Sabelt GT-090. Al di là delle peculiarità tecniche del nuovo “guscio”, infatti, la differenza di peso tra il GT-090 ed il sedile stock è abissale. Tra i due ci sarà una differenza di almeno 25 Kg, un dato che rende immediatamente intuibile quanto possa giovare alla vettura una simile riduzione di peso. Ma il vero spettacolo è la visione che ricevo dalla mia macchina con il nuovo equipaggiamento: la sensazione, aperta la portiera, è quella di avere a che fare con una vera “Racecar”; sensazione che si fa ancor più unica quando, scivolato all’interno del sedile a guscio, mi ritrovo a sentirmi un vero tutt’uno con la vettura. La seduta, grazie al set-up per il quale ho optato utilizzando le possibilità offerte dalle piastre, si è fatta sensibilmente più bassa, con gli occhi a filo del volante che puntano all’orizzonte, impedendo così che lo sguardo possa cadere “ai piedi della macchina”. Proprio come su una vera macchin da corsa. Ma ora è tempo di capire se e perché vale davvero la pensa spendere dei soldi per una componente di questo genere. Così, finito di installare tutto quanto, bello chiuso all’interno del mio “guscio” e con il motore ormai caldo, vado a gettarmi in una serie di curve, rotonde e veloci cambi di direzione, e fin da subito mi rendo conto che aver sacrificato parecchio del comfort offerto dai sedili di serie mi ha però permesso di andare nettamente più veloce di prima. Dimenticatevi quel fastidioso momento in cui dovevate “puntellarvi” con il ginocchio contro la portiera per resistere alla forza centrifuga, o quel doversi aggrappare al volante perché con la schena e le spalle veleggiate verso l’esterno della curva, magari anche dovendo parzializzare leggermente il gas perché diventa insicuro guidare in quel modo. Con un sedile di questo genere semplicemente vi dimenticherete di tutto, ad eccezione di “buttare giù”, concentravi sulle sensazioni provenienti dalle sospensioni e dalle gomme e ritrovandovi ad andare molto più veloci con molta più facilità ed immediatezza, perché il sedile provvede da solo a tenervi belli fermi nella vostra posizione e lasciandovi le braccia e le gambe libere semplicemente di dare i propri comandi alla vettura. Si potrebbe chiedere di meglio per chi dalla propria vettura vuole solo e soltanto componenti racing di prima qualità che gli permettano di essere più veloce? Io non credo. E poi, lasciatemelo dire: chi di noi non è orgoglioso della propria macchina, che porta su di sé i segni dei nostri sacrifici, delle ore di lavoro in più, delle serate passate in casa invece che fuori con gli amici per risparmiare e potersi permettere i pezzi? La risposta è: ognuno di noi. Ecco perché anche durante un raduno o semplicemente quando la parcheggiamo per strada, ci fa ben più che piacere quando le persone si fermano a guardarla, ad osservarla, anche spesso a desiderarla. Bhe, vi assicuro che l’apporto di un sedile racing, estremo e così anticonvenzionale, al livello di sex-appeal della vostra vettura eserciterà un ancor maggiore effetto calamita non solo nei confronti degli altri, ma anche voi non vedrete l’ora di rimettervi al volante tutti avvolti da quel sedile, alla guida di quella che non sarà più la vostra “daily-car”, ma della vostra vera “racecar”.

Di Umberto Moioli

Appassionato di roba veloce (purché non a propulsione elettrica), motorsport e street racing anni '90. Ho aperto ItalianWheels.net tanti anni fa per parlare di gare, auto e moto sportive e raccontare la poetica della guida.

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